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lunedì 10 ottobre 2011

ARNAUD MONTEBOURG, L'ARBITRO DELLE PRIMARIE FRANCESI





Un tempo era il portavoce di Segolene Royal nella corsa verso l'Eliseo, oggi è l'uomo che può decidere il destino del Partito socialista francese e, forse, dell'intera nazione. Il risultato delle prime elezioni primarie nella storia della sinistra d'oltralpe parla chiaro: Arnaud Montebourg sarà l'ago della bilancia nel ballottaggio che, tra una settimana, vedrà di fronte Francois Hollande e Martine Aubry. Quarantanove anni da compiere a fine mese, Montebourg è il vincitore morale del primo round della sfida che designerà lo sfidante del presidente uscente Nicolas Sarkozy. In pochi lo accreditavano di un risultato simile: il 17% dei votanti ha creduto in lui, ben 10 punti in più della sua vecchia datrice di lavoro, ormai relegata ai margini dopo questa batosta.
Avvocato e deputato all'Assemblea Nazionale dal 1997, l'uomo nuovo della sinistra transalpina è dal 2008 presidente del Consiglio del Distretto della Saona e Loira, meta turistica nella regione Borgogna, nota per le bellezze architettoniche di origine romanica e per i suggestivi corsi d'acqua.
Da stamattina, l'ex segretario nazionale del Ps Hollande e l'attuale numero uno dei socialisti, Aubry, vanno a caccia dei suoi voti: il primo parte dal 39% ottenuto ieri, la seconda insegue distaccata di otto lunghezze. Per alcuni analisti, Montebourg potrebbe optare per il segretario in carica, figlia dell'ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors e sindaco di Lione, rovesciando così l'esito del primo turno. La Aubry, «madrina« della legge sulle 35 ore settimanali di lavoro quando era ministro nel governo Jospin, sembrerebbe più vicina alle posizioni radicali di Montebourg, di sicuro più distante dal «centrista» Hollande, responsabile del partito fino al 2008, quando fu rimpiazzato proprio dalla Aubry. Due indizi sembrerebbero supportare quest'ipotesi: al congresso di Reims in cui la Aubry prese le redini del Ps, il presidente della Saona e Loira non le fece mancare il suo supporto; mentre, quando era il portavoce della Royal, disse che l'unico difetto della prima donna giunta ad un ballottaggio presidenziale era il suo compagno, Francois Hollande, appunto.
Sulla sua pagina Facebook, Montebourg dimostra di avere le idee molto chiare: «Sono candidato alle primarie presidenziali per trasformare il sistema. Non per amministrarlo», scrive il segretario nazionale del «Parti socialiste a la Renovation», una corrente nata in seno al partito socialista nel 2008. Durante la campagna elettorale, il suo cavallo di battaglia è stata la «demondializzazione»: vale a dire combattere l'economia di mercato, ridare valore ai prodotti locali e investire in tecnologie verdi. «I costi della crisi devono ricadere sulle banche e non sui popoli che devono riprendersi l'autonomia nelle loro decisioni», ha più volte affermato Montebourg. A caratterizzare il suo impegno durante le primarie, quattro punti fondanti: il protezionismo industriale, sociale, ecologico ed europeo; la messa sotto tutela delle banche per controllare la finanza e mettere fine alle continue crisi; il capitalismo cooperativo con una preferenza per i salari piuttosto che per le azioni; e la nascita della «sesta Repubblica» per ridare il potere ai cittadini.
Da oggi tutto è di nuovo in gioco: i socialisti hanno un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. I sondaggi danno il presidente Sarkozy in crollo verticale e nemmeno l'affaire Strauss-Kahn sembra aver arrestato l'onda d'urto della sinistra francese. Chissà se il 20 novembre 2010, il giorno della presentazione della sua candidatura, Arnaud Montebourg avrebbe immaginato che, dodici mesi dopo, sarebbe stato il padrone del destino del suo partito e, perché no, della sua nazione.

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